IL PICCOLO ACROBATA di Raymond Gurême e Isabelle Ligner
Autore: Isabelle Ligner e Raymond Gurême
Titolo: Il piccolo acrobata
Edizione: Piemme Edizioni
Genere: Narrativa straniera
Anno di pubblicazione: 2012
Il voto della Chri: 5 stelline
Per la settimana della memoria, ho deciso di recensire questo romanzo che mi ha colpito davvero tanto .
“Il piccolo acrobata” è romanzo autobiografico scritto, appunto, dal protagonista Raymond Gurême, con la collaborazione di Isabelle Ligner, e narra le vicende della sua famiglia, gitani francesi da generazioni, prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale. L'autore ha deciso di scrivere questo romanzo dopo ben settant’anni proprio perchè aveva voglia di far conosce a tutti la sue triste esperienza vissuta da bambino.
Raymond racconta di aver imparato sin da piccolo a stare in equilibrio. Infatti è dal padre che apprende l'arte circense, imparando, così, a saltare e a fare acrobazie quasi prima di camminare. Insieme alla sua famiglia, che sono nomadi per scelta, vive una vita libera, agiata, in giro per l'Europa. Infatti si spostano con i carrozzoni non solo per gli spettacoli circensi, ma anche perché hanno allestito una piccola sala cinematografica all’interno del loro tendone portando , in giro per i paesi, pellicole di film che, per i tempi precedenti la Seconda Guerra Mondiale, costituiscono un avvenimento per la gente comune.
I Gurême hanno una vita pari, se non superiore, ad altri e i ragazzi, ricevendo anche una certa educazione, infatti conoscono nozioni di vario tipo e sanno leggere. Inoltre il padre aveva combattuto per la Francia durante la Grande Guerra perchè si sentiva un cittadino francese a tutto gli effetti. L'unica differenza era che non aveva una "fissa dimora", ma preferiva vivere nel suo meraviglioso carrozzone dotato di acqua calda ed elettricità
La loro vita viene stravolta all’alba del 4 ottobre 1940, quando, la famiglia di Raymond viene portata via dalle guardie. A causa del decreto che vieta, in Francia, la circolazione ai nomadi in tutto il paese e impone ad essi il domicilio coatto, tutta la famiglia viene trasferita presso il campo di raccolta dei nomadi di Darnétal, insieme a tante persona che hanno scelto di essere nomadi per professione
Raymond ha solo quindici anni e la sua vita cambia radicalmente. Infatti definisce il 4 ottobre “Il giorno in cui la mia vita si è fermata”.
Ha inizio, così, un lungo periodo di detenzione durante il quale i più deboli soccombono e anche chi è più forte vede minata la propria salute in seguito alle terribili sofferenze. Ma il calvario è solo all'inizio. Raymond, pur di non stare a patire la fame senza far nulla, imprigionato, si propose per il lavoro forzato e così fu deportato a Francoforte ed è proprio li che vedrà da vicino la Shoah degli zingari, feroce come quella riservata agli ebrei. Nel corso che diversi spostamenti, Raymond conosce alcuni ragazzi con i quali affronta tantissime peripezie con l’unico scopo di uscirne “vivo” da tale situazione.
Durante una giornata di lavoro presso la stazione di Francoforte, grazie all’aiuto di un macchinista, che faceva la tratta Francoforte - Parigi, riesce a scappare, nascosto tra il carbone. Arrivati a Parigi, Raymond decise di unirsi alla Resistenza Francese con l’unico scopo di riuscire a ritrovare e liberare la sua famiglia.
A guerra ultimata dopo molti anni ritrova le tracce della propria famiglia.
Questa è l’esperienza di un bambino, che solo dopo settant'anni ha deciso di raccontare la sua triste ma fortunata storia. E’ una storia che fa pensare e riflettere sul fatto che siamo tutti persone e su quanto la sofferenza incida in ognuno di noi. Stile molto semplice che forse esige solo attenzione da parte nostra verso le discriminazioni che ancora oggi vengono perpetrate a danno di tanti.
Il mio voto è 5 stelline. Ho adorato questo libro perchè è un libro che fa riflettere, pensare e soprattutto ricordare tutte le atrocità vissute poco meno di settant'anni fa.