XVI Festival della Letteratura Mediterranea: ecco com'è andata
Lucera crocevia di dibattito sul Mediterraneo. Tre giorni ricchi di appuntamenti sul tema “Segni di Ri-Conoscenza”.
“Il Festival della Letteratura Mediterranea è un dono prezioso”. Si è conclusa domenica scorsa l’avventura di questa XVI edizione, supportata in modo straordinario dalla comunità lucerina. «Il Festival è un dono per tutti e stavolta è stato un dono di tutti, non soltanto nostro. Ogni persona coinvolta ha donato qualcosa di sè, rendendolo unico. Il nostro Festival vuole essere un’esperienza, una forma di relazione», affermano con entusiasmo gli organizzatori del Festival, che aggiungono «questa edizione è stata davvero speciale, abbiamo sentito l’abbraccio forte della città e del nostro territorio, abbiamo visto un pubblico attento e curioso. Tutto questo ci rinfranca e ci spinge a continuare a lavorare».
Per tre giorni, dal 21 al 23 settembre, Lucera è stata luogo di riflessione e di dibattito su temi attuali ed urgenti grazie alla presenza di più di 15 ospiti che hanno contribuito a declinare, attraverso diversi linguaggi artistici e forme di scrittura, il tema scelto: “Segni di Ri-Conoscenza”.
Un programma multidisciplinare e pensato per coinvolgere dal basso la comunità ha caratterizzato la XVI edizione con performance poetiche, laboratori, contest di musica rap e arte urbana, incontri tra reporter ed esperti del mondo arabo, un reading teatrale.
Isabella Ragonese – accompagnata dalla chitarra del maestro Pierluigi Vannella – ha chiuso magistralmente il Festival dando voce a La frontiera, il libro dello scrittore tarantino Alessandro Leogrande. Una lettura inedita e commossa di un libro fondamentale per chiunque voglia avvicinarsi al tema complesso delle migrazioni, un evento di chiusura che è stato un tributo a un intellettuale importantissimo e molto vicino ai temi del Festival.
«Alessandro Leogrande era una persona capace di donare molto, le sue parole e la sua conoscenza profonda dell’altro ci mancheranno tanto», sostengono gli organizzatori.
E proprio con la voce di Alessandro Leogrande che racconta di Giuseppe Di Vittorio si è aperto il Simposio a cura di Paola Caridi, co-direttrice di questa edizione del Festival insieme a Valerio Millefoglie.
Leogrande e Di Vittorio, due figure importantissime per la cultura meridionale che la Caridi ha voluto ricordare per parlare del fenomeno migratorio, di diritti e lavoro con il giornalista internazionale Vittorio Longhi e l’europarlamentare Elly Schlein.
Al centro del XVI Festival anche l’arte con il contest dedicato all’Urban Art che ha raccolto 25 opere per un’installazione pubblica in Piazza Duomo, sulla palizzata di un Palazzo storico della città che versa da anni in uno stato di abbandono. Si è parlato di “Come l’arte cambia una città” in uno stimolante focus con Vladyart, membro della giuria che ha selezionato le opere, e Antonio Inzalaco di Cufù Festival.
E poi la musica con uno sguardo particolare alla scena Rap del territorio grazie al contest di freestyle“RAPSodo”, coordinato da Jonathan Leone in arte Lee One, che ha dato voce ai ragazzi che amano questo genere, che fanno di tutto per esprimersi e cercano di farsi conoscere attraverso la propria musica o la loro arte. Il Contest ha visto la partecipazione di una giuria d’eccezione composta da tre freestyler conosciuti e stimati dai ragazzi: John Durrell aka Dr Jack, Shekkero Sho e Kiave. Quest’ultimo, in collaborazione con i suoi compagni di crew Dj Kerò e Vinz (Mujina Crew), è stato protagonista del Keep it Party, uno show che ha fatto ballare il pubblico ma anche riflettere.
Il rapper Kiave ha preso parte anche al Simposio, un incontro a cavallo tra poesia, rap e traduzione letteraria che ha visto dialogare sul tema della XVI edizione “Segni di Ri-Conoscenza” il poeta Marko Miladinovic e l’arabista Silvia Moresi. Gli ospiti – coordinati dallo scrittore, musicista e performer Valerio Millefoglie – hanno esplorato il senso della scrittura come dono, ognuno nel proprio campo.
Protagonista del laboratorio notturno di reportage, interviste e sopralluoghi, “Il dono della parola (scritta)”, è stato sempre Valerio Millefoglie che ha raccontato fino a notte fonda ai ragazzi del pubblico il proprio mestiere, fatto di ricerca di carte, memorie, luoghi nascosti, incontri e lunghi silenzi.
Millefoglie ha incontrato anche gli studenti del Liceo Classico “Bonghi-Rosmini” di Lucera, offrendo loro una lezione diversa sulla scrittura e la letteratura.
Il Festival ha dato voce e spazio alla poesia con il Poetry slam tra voci del Sud: una competizione a suon di versi poetici che è stato un modo per conoscere alcuni poeti del territorio. Alla performance che ha visto vincitore Angelo Mansueto, hanno partecipato Antonio Bux, Daniela d’Elia, Giusi Fontana, Raffaele Niro, Simona Regina, Umberto J. Contini. «Il Poetry slam è stato un primo esperimento, presto torneremo a parlare di poesia», affermano gli organizzatori che ringraziano di cuore tutti i partecipanti per aver donato i propri versi.
A caratterizzare questa XVI edizione del Festival è stato l’appuntamento con “Favuríte! – IL RITO”, la cerimonia di scambio del dono.
Un momento intimo e magico che ha fatto rivivere tradizioni antiche e ha invitato a riflettere sul presente. Protagonisti del rito sono stati i tre artisti lucerini Marco Terenzio Barbaro, Mariantonietta Trincucci e Ramona Tedesco, accompagnati al djembe da Mansur Seleman Nassor. I ragazzi hanno donato a questo Festival voce e corpo dando vita ad un’intensa e davvero emozionante performance.
Molto gradito dagli ospiti e dal pubblico Il Convivio, un momento di condivisione non solo di cibo, ma anche e soprattutto di storie e sorrisi.
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